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White Magic: studio tecnologico della pasta bianca nei vasi campaniformi della Sardegna

Fabio Nieddu

Nel 1970, D.L. Clark pubblicava un'opera fondamentale intitolata "Beaker Pottery of Great Britain and Ireland", nella quale riportava i risultati di sette analisi condotte sulla caratteristica pasta bianca presente nei vasi decorati della cultura campaniforme. Sorprendentemente, in tre esemplari, tutti provenienti dalla Scozia, la pasta risultava composta da ossa calcinate. Queste ossa erano state finemente triturate e ridotte in pasta, presumibilmente con l'aggiunta di un legante organico la cui natura rimaneva, all'epoca, indeterminata. Studi più recenti, focalizzati su reperti provenienti dalla Spagna e dall'Europa centrale, sembrano confermare la presenza nella pasta bianca di idrossiapatite, il principale componente minerale inorganico delle ossa e dei denti dei vertebrati, uomo compreso. Ciò suggerisce l’esistenza di una pratica diffusa e potenzialmente significativa nella produzione ceramica della cultura campaniforme. Per testare tale ipotesi, campioni di ceramiche campaniformi provenienti da alcuni siti della Sardegna sono stati sottoposti ad analisi chimiche. La campionatura ha riguardato la pasta bianca, la patina postdeposizionale esterna e l'impasto, per un totale di 165 prelievi. Sono stati inoltre analizzati campioni di terra provenienti dall'interno della tomba, campioni di terra geologici provenienti dall'esterno della tomba, e campioni di ossa umane, per escludere eventuali contaminazioni. Le analisi FTIR e XRD confermano la presenza di idrossiapatite in circa il 70% dei campioni di pasta bianca analizzati. Le analisi sui campioni geologici e sui campioni di deposito della tomba sembrano escludere la presenza del minerale, e quindi la possibilità di contaminazioni. Le analisi FTIR e XRD dei campioni di ossa umane provenienti dalla sepoltura mostrano la presenza di idrossiapatite non sottoposta a trattamento termico. Questo trattamento è invece chiaramente osservabile nei campioni di incrostazione di pasta bianca provenienti dalle decorazioni. La presenza dei segnali corrispondenti limita la temperatura di cottura della incrostazione a meno di 900°C, in quanto le bande del carbonato non sono più osservabili a temperature più elevate. È possibile che il processo di preparazione della incrostazione bianca contenente ossa calcinate sia precedente al processo di cottura della ceramica.

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