Con “fase zero” del megalitismo alpino si vuole identificare quel momento, a cavallo tra la fine del Neolitico e la prima età del Rame, in cui si manifesta l’insorgenza di strutturazioni litiche, segnatamente legate ad una funzione votiva, cultuale, funeraria e identitaria. Prima delle statue-stele e dei santuari in cui esse dovevano essere collocate nella piena età del Rame (prima metà del III mill. a.C.) sull’arco alpino si manifestano, in alcuni siti, strutturazioni in pietra a secco, il cui scopo potrebbe interpretarsi come una volontà di presa di possesso e riconoscibilità dei luoghi. Il sito di Varna (BZ) si presenta come paradigmatico per la comprensione dell’insorgenza di tale fenomeno in area alpina. Qui vennero realizzate massicciate e circoli litici che, per accrescimento, si configurano “a nido d’ape”, con offerte di ossa e armi in selce e pietra levigata, a vari stadi di integrità e di alterazione termica. Il carattere di queste strutturazioni “megalitiche”, che trovano oggi i primi confronti anche in altri siti dell’area alpina e prealpina (Cremia San Felice, Ossimo Pat), consentono di delineare per questa area geografica una fase iniziale priva di stele menhir, con santuari, come Ossimo, in cui il patrimonio ideologico già evidente in essa confluirà in manifestazioni di arte rupestre peculiari. Essi sottendono una nuova rappresentazione identitaria delle comunità che vi si riconoscevano.