L'ipogeismo è ben rappresentato in Sicilia da entità archeologiche sia di carattere naturale che scavate artificialmente. Le grotte naturali furono ampiamente utilizzate per attività quotidiane, sepolture e spazi di culto in particolare durante le fasi preistoriche più antiche, anche se durante l'età dei Metalli hanno comunque mantenuto un ruolo importante. A partire dall’antica età del Rame, tuttavia, l’architettura scavata nella roccia divenne una caratteristica chiave dei paesaggi dell’isola sia di età preistoriche che nelle epoche successive. L'intervento umano ha infatti modificato la maggior parte degli affioramenti di calcare, arenaria e flysch ampiamente diffusi in tutta la Sicilia. Dalla preistoria fino a tempi molto recenti, queste caratteristiche geologiche sono state ampiamente sfruttate attraverso tecnologie molto semplici a causa della loro struttura geomorfologica facilmente lavorabile. Ciò ha prodotto un vasto patrimonio di architetture in “negativo”: le cavità artificiali sono state utilizzate a scopo funerario durante la preistoria e, nei periodi successivi, di nuovo come sepolture, oltre che come luoghi di difesa o di culto, spazi per l’artigianato e le produzioni agricole, e strutture abitative. La loro analisi è in parte ostacolata dalla difficoltà di datare accuratamente queste strutture. A causa del loro uso prolungato, le cavità ipogeiche vengono spesso rinvenute senza più evidenza dei depositi originari. Inoltre, la tecnologia utilizzata per il loro scavo è stata nei millenni molto semplice e conservativa. Il contributo intende focalizzarsi sullo sviluppo a lungo termine dell’architettura ipogeica funeraria di età preistorica, analizzando il ruolo culturale, rituale ed economico dell’ipogeismo nella costituzione dei paesaggi siciliani preistorici e attuali.