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Il restauro di un monumento megalitico: il dolmen di Sa Coveccada (Mores)

Carlo Alberto Artizzu, Paola Basoli, Carlo Biliotti, Tiziana A. Cossu, Francesco Cuccuru , Maria Graziella Dettori , Paola Dui, Silvana Fais, Paola Ligas, Paolo Marcialis

Il complesso megalitico di Sa Coveccada è situato su un altopiano di natura vulcanica in località Cuttigone, in agro del Comune di Mores, a circa 10 Km dall’abitato. L’altura, su cui si stagliano il dolmen e il menhir, è definita sul lato occidentale da un canalone, al di là del quale sono visibili i resti di una necropoli ipogeica. Questo confluisce a S in un antico sentiero che si diparte dal ponte sul rio Mannu e che poteva costituire l’antico accesso ai monumenti

Il dolmen è ampiamente documentato nella letteratura archeologica per gli studi condotti da E. Atzeni nel 1968.

Il monumento, che costituisce un unicum tra i monumenti megalitici della Sardegna, presentava gravi problematiche conservative in relazione alle caratteristiche architettoniche, alla natura del litotipo, alle interazioni degli agenti atmosferici monitorate nel sito che hanno favorito la forma zione di differenti biodeteriogeni e non permettevano una precisa diagnosi conservativa delle superfici.

Alcune fenditure e gravi perdite di elementi strutturali disequilibravano l’assetto statico e il lastrone di copertura scaricava il peso unicamente sugli ortostati residui. Il materiale costituente era fortemente decoeso con conseguenti perdite da sfaldamenti ed esfoliazioni, dovute anche alla na

tura vulcanica della dacite.

Attualmente il dolmen è costituito da due ortostati laterali, un lastrone frontale con portello alla base e un lastrone di copertura fratturato in cinque sezioni.

Le problematiche di degrado, monitorate dalla Soprintendenza per Beni Archeologici a partire dagli anni ’80, hanno condotto alla stesura di un progetto specifico, che ha coinvolto Enti locali e Istituzioni, su iniziativa del Soprintendente, prof. Francesco Nicosia, e alla cui realizzazione ha collaborato un’équipe tecnico scientifica negli anni dal 2010 al 2013.

Nell’ambito del progetto sono state programmate una accurata anamnesi della documentazione esistente e una serie di indagini diagnostiche propedeutiche alle fasi di conservazione e restauro che hanno interessato: l’analisi del litotipo e del suo processo di degrado; la restituzione plastico-strutturale mediante tecnologia Laser Scanner 3D; campionature ed analisi delle specie infestanti al fine di individuare la natura dei biodeteriogeni; indagini diagnostiche dirette e indirette non invasive con l’uso integrato di tecniche acustiche, mediante prospezioni ultrasoniche (tests) al fine di valutare lo stato elasto-meccanico e quindi di conservazione del materiale costruttivo litotipo, soprattutto della struttura interna; analisi minero-petrografiche e sezioni sottili eseguite in laboratorio su campioni opportunamente trattati per la caratterizzazione dei materiali da costruzione (dacite).

Nel corso dei lavori di restauro è stato effettuato un saggio di scavo nella parte postica del dolmen, che ha messo in luce un gradone, accuratamente rifinito, che delimita il pavimento della camera sepolcrale, che ha consentito un’analisi più accurata della struttura originaria del monumento.

Si è valutata l’ipotesi di progettare un’opportuna struttura reggente interna, che sgravi il peso della copertura sugli ortostati, compatibile con la tipologia del monumento e con l’ambiente circostante.

Si è predisposto un programma di monitoraggio post-intervento con operazioni di tutela e conservazione ad azione diretta e indiretta e a cadenza periodica.

Si è valutata la realizzazione di un’idonea piantumazione che protegga il monumento dall’azione eolica e valorizzi il contesto ambientale.

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